ESPANSIONE NATO, TRA INTESE E ACCORDI DISATTESI

Il conflitto odierno in Ucraina, senza voler giustificare nulla, è dunque, anche il frutto di 30 anni di incomprensioni, mancate promesse, diffidenza reciproca e di due differenti visioni delle relazioni internazionali”. 

Così scrive il celebre giornalista Chris Hedges, già redattore del New York Times, l’amministrazione Clinton promise a Mosca:

… “che le truppe da combattimento della Nato non sarebbero state di stanza nell’Europa orientale”, come previsto dal Nato-Russia Founding Act. “Questa promessa, spiega, si è rivelata ancora una volta una bugia”.

Nel settembre 1993, il presidente russo Boris Eltsin scrisse una lunga lettera al presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Nella lettera Elstin tentava di spiegare al suo omologo statunitense come l’intenzione di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca di aderire all’Alleanza Atlantico stesse diventando motivo di seria preoccupazione per Mosca.

E’ significativa la testimonianza diretta di Jack Matlock, ambasciatore americano a Mosca dal 1987 al 1991 in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera del 15 luglio 2007 e citata nel libro dell’ex ambasciatore Sergio Romano Atlante delle crisi mondiali (Rizzoli, 2018): 

Quando ebbe luogo la riunificazione tedesca, noi promettemmo al leader sovietico Gorbačëv,io ero presente, afferma Jack Matlock, che se la nuova Germania fosse entrata nella Nato non avremmo allargato l’Alleanza agli ex Stati satelliti dell’Urss nell’Europa dell’Est. Non mantenemmo la parola. Peggio: promettemmo anche che la Nato sarebbe intervenuta solo in difesa di uno Stato membro, e invece bombardammo la Serbia per liberare il Kosovo che non faceva parte dell’Alleanza”.

Secondo i carteggi, Stati Uniti, Regno Unito e Germania rassicurarono il Cremlino del fatto che l’adesione alla Nato di Paesi come Polonia, Ungheria e Repubblica Cecaera fuori questione”. Nel marzo 1991, il primo ministro britannico John Major promise, durante una visita a Mosca, che non sarebbe accaduto “nulla del genere

Nel 1994 l’Alleanza Atlantica lanciò l’iniziativa Partnership for Peace (PfP). Il Partenariato per la pace consentiva ai Paesi che non facevano parte dell’Alleanza Atlantica di “condividere informazioni con gli alleati della Nato” e di modernizzare i loro eserciti in linea con standard dell’Alleanza stesso. Questo processo raggiunse un traguardo importante al Vertice di Washington del 1999, quando tre ex partner, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, divennero a tutti gli effetti membri della Nato.

Nel corso degli anni, molti studiosi “realisti”, fra cui John J. Mearsheimer ed Henry Kissinger passando per George Kennan, misero in guardia le amministrazioni Usa sui potenziali rischi di quella strategia. Persino il “falco” Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale durante l’amministrazione Carter e celebre politologo, nel 1995 pubblicò un saggio su Foreign Affairs a favore dell’espansione e est della Nato, pur fissando dei paletti ben precisi. “L’amministrazione Clinton, osservò, deve guidare l’Europa ed espandere la Nato”, ma senza “danneggiare i legami con la Russia”. 

Diplomatici americani come lo stesso George Kennan (il padre intellettuale della politica di contenimento americana durante la guerra fredda) in un’intervista al New York Times del maggio 1998 avvertì cosa avrebbe potuto mettere in moto l’espansione a est della Nato: Penso che sia l’inizio di una nuova Guerra fredda”, spiegò Kennan, “Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e ciò influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c’era alcun motivo per questo. Nessuno stava minacciando nessun altro”. Kennan non fu ascoltato e l’espansione a est dell’Alleanza proseguì speditamente.

Le fasi successive portarono all’adesione di nuovi alleati ex membri del Patto di Varsavia: Romania, Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, Lettonia, Estonia e Lituania nel 2004, Croazia e Albania nel 2009, Montenegro nel 2017 e Macedonia del Nord nel 2020.

Oggi i Paesi della Nato sono 30.

Sta di fatto che Mosca contesta ai Paesi occidentali di aver di fatto tradito lo spirito di tutti i trattati dal Crollo del Muro di Berlino in poi e di aver fatto delle promesse precise, mai mantenute. 

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