BIDEN TRA GAFFE E PROVOCAZIONI

L’ultima esternazione del Presidente Americano, Joe Biden, ha fatto molto parlare di sé.

Oramai siamo alle solite Biden dice un qualcosa che, in quel momento, non avrebbe dovuto dire, in quanto inopportuna (per il ruolo che ricopre), mentre subito dopo il suo staff cerca di “ricucire” (o ridimensionare) la portata di tali dichiarazioni.

Ha cominciato a marzo, poche settimane dopo l’invasione russa dell’Ucraina, dopo che aveva definito il presidente russo Vladimir Putin un «criminale di guerra» con il suo staff “subito” pronto a far sapere che si trattava di una sua opinione personale e non di un “parere legale” in quanto il diritto internazionale pone dei paletti molto definiti per i cosiddetti “crimini di guerra”. 

Subito dopo aveva detto che Putin «non può restare al potere»; ipotesi di cui i governi occidentali non avevano parlato in maniera aperta innanzitutto per non chiudere tutte le possibilità di trovare un accordo con Putin e poi perché negli anni l’idea di interventi militari stranieri allo scopo di rovesciare un regime di una nazione (anche se non amica) è diventata sempre meno accettabile politicamente.

Sempre lo staff di Biden aveva dovuto specificare che si trattava di un’osservazione e non dell’annuncio di una nuova strategia auspicando un cambio di regime in Russia

L’ultima esternazione del Presidente Americano, Joe Biden, ha fatto molto parlare di sé per avere detto, rispondendo alla domanda di una giornalista, che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti militarmente in difesa di Taiwan in caso di un’invasione da parte della Cina come già aveva fatto nell’agosto del 2021, durante un’intervista con ABC News, quando sostenne che gli Stati Uniti avevano fatto un «patto sacro» con Taiwan per difendere il loro territorio in caso di attacco, con caratteristiche simili al noto articolo 5 della NATO, che prevede l’obbligo di mutuo soccorso fra i paesi membri dell’alleanza in caso di attacco.

Anche se la Casa Bianca ha cercato di ridimensionare la portata della dichiarazione di Biden, sostenendo in un comunicato stampa che «la nostra linea non è cambiata» rimane il fatto che in passato Biden aveva già detto che gli Stati Uniti sarebbero stati disponibili a fornire armi a Taiwan in caso di un’invasione da parte della Cina. Ad ora la dichiarazione di Biden va ben oltre l’impegno preso in passato, dato che la domanda della giornalista citava un intervento militare diretto, e non un semplice invio di armi.

Affermazioni avventate in quanto gli Stati Uniti non hanno mai sottoscritto un patto del genere, e anzi nei confronti di Taiwan seguono da tempo un approccio chiamato di «ambiguità strategica» in quanto non hanno mai specificato esattamente cosa farebbe in caso di invasione della Cina, per evitare di creare tensioni col governo cinese.

Anche se a Biden si riconosce una certa disponibilità a parlare in maniera poco “ingessata”, è pur vero che questa inclinazione è quella di dire cose spesso fuori luogo o addirittura offensive e farlo diventare una vera e propria «una macchina da gaffe», a volte con affetto (ma spesso e volentieri…) con sarcasmo.

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