LA GLOBALIZZAZIONE: VISTA DA UN FILOSOFO RUSSO ED UN MANAGER AMERICANO (prima parte)
Sulla guerra in Ucraina:
“…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli, geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista.
E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.
La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e pericolosi.
ALEXANDR DUGIN (massimo filosofo russo)
L‘invasione russa dell’Ucraina rimodellerà l’economia mondiale, mettendo la parola fine alla globalizzazione che abbiamo visto negli ultimi trent’anni.
In una lettera agli azionisti, spiega che, da ora in poi, “le aziende e i governi guarderanno anche in modo più ampio alle loro dipendenze da altre nazioni. Ciò potrebbe portare le aziende ad effettuare più operazioni onshore o nearshore (onshore si riferisce ad attività di esplorazione petrolifera condotte su terra lontana dall’oceano mentre l’offshore riguarda l’esplorazione petrolifera e le manovre sotto il letto dell’oceano. Nearshore vicino la costa), con un conseguente ritiro più rapido da alcuni Paesi”. Un cambio di prospettiva di tale portata sarà, (a suo dire), premessa per un’accelerazione dell‘inflazione.
L’evento bellico è arrivato dopo due anni di pandemia che avevano già stravolto la connettività tra nazioni, aziende e persino persone. La risposta delle aziende occidentali alle azioni della Russia dimostra “il potere dei mercati dei capitali”, (secondo il numero uno di BlackRock), e “come i mercati possono fornire capitale a coloro che lavorano in modo costruttivo all’interno del sistema e quanto velocemente possono negarlo a coloro che operano al di fuori di esso. La Russia è stata sostanzialmente tagliata fuori dai mercati dei capitali globali, a dimostrazione dell’impegno delle grandi aziende ad operare coerentemente con i valori fondamentali. Questa “guerra economica” mostra cosa possiamo ottenere quando le aziende, supportate dai loro stakeholder, si uniscono di fronte alla violenza e all’aggressione”.
LARRY FINK (amministratore delegato di Blackrock, il più grande gestore patrimoniale del mondo)
CONSIDERAZIONI
Una visione diversa del mondo nella sua complessità, con il filosofo russo che pone il quesito della “guerra in Ucraina” come il risultato geopolitico-ideologico di un mondo, quale quello occidentale, in piena crisi esistenziale e con una Russia esclusa dal mondialismo globalizzato in quanto “… un continente-stato, una civiltà-stato.” e quindi fuori dai canoni dell’élite liberale atlantista.
Dall’altrapartel manager americano si esprime su concetti legati al mondo aziendale-produttivo e dove tra pandemia e guerra ucraina “… come i mercati possono fornire capitale a coloro che lavorano in modo costruttivo all’interno del sistema…” con laRussia è stata sostanzialmente tagliata fuori dai mercati dei capitali globali, e dovela “… “guerra economica” mostra cosa possiamo ottenere quando le aziende, supportate dai loro stakeholder, si uniscono di fronte alla violenza e all’aggressione”.