CRISI ECONOMICA: STAGNAZIONE MONDIALE

Previsioni al limite del “default” per l’occidente alla luce di conflitto ucraino e crisi energetica, con risultati che sono tutt’altro che incoraggianti secondo le previsioni degli analisti e gli economisti degli istituti di credito di mezzo mondo.

L’invasione russa dell’Ucraina ha sollevato interrogativi fondamentali sulla dipendenza dell’Europa dall’energia russa e sulla stabilità geopolitica del continente di fatto ha spinto al rialzo i prezzi delle materie prime, innalzando l’inflazione al di sopra dell’obiettivo di normale caratura e creando un serio rischio che le aspettative a lungo termine della economia mondiale.

Lo slancio inflazionistico per i nostri economisti è che il tasso sui fondi Fed raggiunga il picco del 3,6% la prossima estate, ma con significativi rischi al rialzo nelle previsioni ed è facilmente immaginabile che le dinamiche inflazionistiche fortemente ribassiste inducano la Fed ad aumentare i tassi nell’intervallo 4,5-5%. Allo stesso modo, la BCE dovrebbe aumentare i tassi di 250-300 punti base tra questo settembre e dicembre 2023, portando il tasso sui depositi nell’intervallo 2-2,5%.

Questo ci porta a declassare le nostre previsioni di crescita, come riferimento, con una recessione negli Stati Uniti alla fine del 2023

Un mix devastante che colpirà quasi tutti con una forte riduzione della crescita nel 2022 e nel 2023. Quindi prepariamoci ad un disastro per il 2023. Una situazione che metterà in crisi USA, Europa, Cina e Paesi emergenti e quindi dove non interverrà la guerra interverranno le politiche restrittive delle banche centrali.

Una crescita al ribasso con tre enormi minacce sono:

  • la guerra in Ucraina, sia direttamente, per la chiusura del commercio internazionale con Mosca e Kiev e  per le ricadute sui prezzi energetici e alimentari;
  • la reazione delle banche centrali di tutto il mondo all’inflazione, che si prevede “annunciatrice” di recessione;
  • la cattiva gestione del passaggio del covid da pandemia e endemia, con focolai locali poco controllati e ricadute sul commercio internazionale.

I prossimi due anni saranno molto, ma molto duri con solo due Banche centrali che non saranno ultra-restrittive quali quella cinese e quella giapponese.

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