GUERRA IN UCRAINA TRA CONTRADDIZIONI, MALINFORMAZIONI E FAKE NEWS (parte seconda)

Tra rivoluzione arancione e rivoluzione ucraina

La “rivoluzione arancione” ebbe luogo in Ucraina nel 2004 quando vide nei primi risultati per la elezione del nuovo Presidente il vantaggio del delfino dell’ex presidente Leonid Kučma (nella figura di Viktor Janukovyč); ma lo sfidante Viktor Juščenko contestò i risultati, denunciando brogli elettorali, e chiese ai suoi sostenitori di restare in piazza fino a che non fosse stata concessa la ripetizione della consultazione. A seguito delle proteste, la Corte Suprema ucraina invalidò il risultato elettorale e fissò nuove elezioni per il 26 dicembre che videro vincitore Juščenko con l’insediamento del nuovo presidente il 23 gennaio 2005.

Dopo una prima rivoluzione (la “rivoluzione arancione” del 2004), l’Ucraina rimase impantanata da anni di corruzione, cattiva gestione, mancanza di crescita economica, e quindi nella impossibilità di ottenere finanziamenti sui mercati internazionali. Nel tempo, il nuovo Presidente, Janukovyč,cercò di stabilire relazioni più strette con l’Unione Europea e la Russia al fine di attrarre investimenti nel paese.

L’Unione Europea, avrebbe fornito all’Ucraina sostegno economico in cambio di riforme allo scopo di accrescere gli scambi commerciali; Janukovyč in un primo momento entrò in trattative con l’Unione Europea, ma infine si rifiutò di firmare l’accordo di associazione perché come condizione essenziale la stessa aveva chiesto la liberazione di Julija Tymošenko, già primo ministro ed esponente del partito “Patria in carcere dal 2011.

Janukovyč firmò invece un accordo di cooperazione economica con la Russia, che scatenò proteste a Kiev (“EuroMaidan“) che culminarono con violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Mentre le tensioni aumentavano, Janukovyč lasciò il Paese per non più tornarvi.

Il contrasto si è evidenziato nel 2013, quando le proteste di piazza nazionaliste filoccidentali e antirusse che prendono il nome di “EuroMaidan” (in cui sono presenti anche elementi neonazisti) mettono in fuga l’allora presidente Janukovyč (che si era rifiutato di firmare l’accordo di associazione e libero scambio con l’Unione Europea).

Con la rivoluzione ucraina del 2014 (nota anche come rivoluzione di Maidan), ha avuto luogo nel febbraio 2014 a conclusione delle proteste dell’EuroMaidan, culminarono con la fuga del presidente eletto Viktor Janukovyče la caduta del governo di Mykola Azarov. La rivoluzione fu accompagnata da una rapida serie di cambiamenti nel sistema politico dell’Ucraina, tra cui il ripristino della costituzione del 2004, l’installazione di un nuovo governo provvisorio presieduto da Arsenij Jacenjuk, l’abolizione di una legge che riconosceva il russo come lingua regionale ufficiale e lo svolgimento di elezioni presidenziali anticipate con l’elezione di Porošenko il 25 maggio 2014.

Dopo la rivoluzione del 2014, la Russia si rifiutò di riconoscere il nuovo governo provvisorio, chiamando la rivoluzione un colpo di Stato ed accusando gli Stati Uniti e l’Unione Europea di aver finanziato e diretto la rivoluzione; nel mese di marzo 2014, gli abitanti della Crimea (a maggioranza russofona) esprimono mediante referendum (considerato illegale dalla Corte costituzionale ucraina) la volontà di tornare sotto la sovranità di Mosca. La Russia sancisce ufficialmente la secessione della Repubblica di Crimea dall’Ucraina e la sua annessione alla Federazione Russa.

Nel frattempo, il governo ucraino conclude l’accordo di associazione con Unione Europea impegnandosi ad adottare le riforme nel sistema giudiziario e politico e le politiche finanziarie ed economiche necessarie per rispettarne i termini. A tal proposito sono intervenuti investimenti internazionali da parte del Fondo Monetario Internazionale in forma di prestiti da parte anche della Unione europea, la Banca Mondiale e gli Stati Uniti hanno prestato sostegno finanziario alle riforme in Ucraina negli anni 2014-2015

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