PRESIDENTE SI… PRESIDENTE NO?!?! QUESTO E’ IL DILEMMA

Dopo la “rinuncia-defezione” di Berlusconi ecco ricominciato il toto Presidente della Repubblica Italiana… con tanto di nominativi, più o meno credibili… con tanto di pedigree… ma soprattutto con tanto di schieramento politico che fa da accompagnamento e di tutela nell’attribuirsi il merito dell’eventuale eletto.

Ad ora i nomi più accreditati alla candidatura (dopo il “no” di Berlusconi) sembra che siano Casini e Draghi; il primo in quanto, dopo una lunghissima militanza nelle coalizioni di centro destra (anche come e da ex democristiano), approdato a sinistra dopo le ultime elezioni in quanto eletto nelle liste del PD (anche se come “indipendente”) nel collegio di Bologna, darebbe certe “garanzie” sia all’una (centro destra) che all’altra (centro sinistra) riguardo la sua presenza al Quirinale, Draghi invece essendo colui che assicura “continuità” ad una coalizione eterogenea nei complicati meccanismi della politica italiana da una parte è anche, ricordiamolo, il “garante” della nazione Italia nei confronti della Unione Europea (Recovery fund) ed oltre in quanto viene riconosciuta (universalmente) una versatilità amministrativa e contabile del paese in forte “non credibilità” internazionale.

Questo naturalmente gli scenari che si sono configurati, ad ora,con una serie di se… e di ma… per conto della forze della coalizione governativa nazionale e non.

Se da una parte l’attivismo di Letta (per il centro sinistra) e Salvini (centro destra) potrebbe trovar riscontro in una serie di “iniziative” politiche con incontri, telefonate, contatti e quant’altro… dall’altra parte si assiste ad un attendismo di maniera da parte di altre forze politiche di maggioranza (e gruppo misto) da parte soprattutto dei pentastellati (ed ex, passati quasi tutti al gruppo misto) che vedono come il diavolo l’eventuale elezioni di Draghi in quanto potenziale “portatore” di nuove elezioni.

Un quadro frammentario che vede anche una buona parte di questi grandi elettori protendere per una riconferma di Mattarella in quanto assicurerebbe la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi fino a scadenza mandato (2023 per l’esattezza) e poi “semmai” (con tutte le “incognite” del caso) mandare lo stesso Draghi al Quirinale dopo che il quadro politico italiano (sempre dopo le elezioni) diventi più chiaro.

In questa spasmodica caccia al “Presidente” da eleggere, di sicuro Salvini (Lega) e Letta (Partito Democratico) si giocano il loro futuro politico in quanto chi (eventualmente) uscirà sconfitto da queste elezioni dovrà fare i conti con le frange “scontente” del proprio partito che attribuirebbero tale sconfitta oltre che ad una debacle personale anche eventuali strascichi politico-elettorale.

Molto abbottonata ed in zona “Cesarini” la Meloni (di Fratelli d’Italia, centrodestra) che fino ad ora è stata a guardare dalla finestra la disputa per il Quirinale, forte dei consensi che settimanalmente pervengono dai  sondaggi elettorali, sapendo benissimo che entrare in una disputa come questa del Quirinale e non “azzeccare” il vincitore potrebbe ritorcersi contro… quindi meglio che siamo altri ad impugnare l’ascia di guerra e, per quanto le riguarda, stare sulla fatidica sponda del fiume (a mò dei cinesi) e vedere i cadaveri (in senso figurativo) passare sulle acque, sia dei candidati sconfitti che di coloro che saranno “perdenti” nelle proposte e nelle scelte.

Per quanto ci riguarda saremo vigili a “valutare” i contorni di una disputa tutta italiana a cui cercheremo di interpretare le consistenze politiche e le contraddizioni del caso…

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