Un elemento importante per l’elezione del Presidente della Repubblica sono sicuramente i numeri e gli stessi valgono come garanzia per la elezione; pertanto, chi dovrà diventare Presidente dovrà comunque fare i conti con questo fattore che viene determinato sicuramente dai partiti e dalle coalizioni di cui gli stessi fanno parte ma anche da una miriade di fattori che se non indispensabili… sono comunque determinanti.
Una insidia alle elezioni la svolgono i cosiddetti “franchi tiratori” e cioè una sorta di insoddisfatti dell’andamento delle elezioni che trovano la ragione di essere nel segreto delle urne quando contravvenendo alle indicazioni delle coalizioni (e spesso dei partiti di appartenenza) votando in maniera difforme e facendo saltare gli schemi e gli accordi che gli stessi partiti e coalizioni hanno preso con gli avversari politici o gli stessi candidati.
Storicamente e sintatticamente “franco tiratore” è preso, come termine, da quelli che possiamo, in guerra, definire “cecchini” e cioè quei guerrieri che nascosti in qualche punto strategico, soprattutto nei centri abitati, “impallinando” con le proprie armi gli avversari (o “nemici” qual si voglia) che cerca di occupare postazioni o sta evacuando da esse. Insomma, in politica, ed in questo caso per la elezione del Presidente della Repubblica, sono coloro che approfittando del segreto del voto, nelle urne “impallinano” il personaggio indicato dal proprio schieramento politico per votare o qualche altro personaggio oppure votare in bianco (qualche volta anche frasi poco” urbane”)… comportamento difforme dai normali canoni legati alla “disciplina di partito” quindi un anarchico comportamento che non ha nulla a che vedere con i normali canoni comportamentali di un normale politico (serio).
Normalmente isolato dal proprio contesto partitico trova nella segretezza la “propria” ragion d’essere ed il tradimento delle indicazioni della propria compagine rappresenta la dimostrazione dei rischi del voto segreto nell’ordinamento italiano.
Per essere esemplificativi, in epoca recente, i “franchi tiratori”, nella scorsa elezione del Presidente, hanno sabotato la candidatura dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi che per colpa degli stessi “solisti anonimi” (precisamente 101 franchi tiratori che fecero saltare il nome indicato in direzione dalla direzione del Pd) ha visto cadere in basso le sue prerogative presidenziali.
Questo per far comprendere l’importanza che gli stessi possono avere nelle risultanze di una elezione dove tanti interessi si manifestano in maniera subdola (tra cui quella di una buona parte dei parlamentari) di non far concludere anticipatamente una legislatura che ha visto tante “nuove leve” entrare in Parlamento spesso senza averne i titoli, la competenza e le prerogative di un incarico importante ai fini sociali e caratteriali di una nazione quali l’Italia dove questi elementi debbono essere fondamentali ma dove (purtroppo) nel Parlamento italiano dobbiamo dire (ad onor del vero) latitano.