CANDIDATURE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

I PRIMI NOMINATIVI

Si passa dalla fase interlocutoria a quella “locutoria” della questione presidenza della repubblica e cioè si cominciano a tessere i fili di una matassa che vede tanti nomi sul palcoscenico di una commedia tutta italiana. Tanti nomi, indicazioni, proponimenti questo è quello che sta succedendo nei meandri dei palazzi del potere e nei corridoi del Parlamento riguardo la elezione del Presidente della Repubblica d’Italia.

Si cominciano a fare i nomi dei candidabili al massimo ruolo della Repubblica con il centro destra che per bocca di Matteo Salvini (Lega) ha proposto i tre nominativi papabili nelle figure di: Norbio, Moratti e Pera.

Nominativi di alto profili politico e istituzionale che sicuramente possono essere considerati outsider nella querelle Quirinale, il primo assaggio di un piatto che ora caldo potrebbe raffreddarsi nel giro di qualche giorno. Rimane comunque in primo piano il nome della Casellati quale seconda carica dello stato in quanto Presidente del Senato. In mattinata, sempre per il centro destra, si fatto il nome di Frattini subito scartato in quanto non considerato filoatlantico (con la crisi internazionale in atto tra Russia ed Ucraina)

Comunque, dall’altro schieramento, di centro sinistra nei corridoi delle segreterie del PD, M5S e LeU si sono sussurrati i nomi Riccardi, Belloni, Severino (favorevoli i pentastellati), Finocchiaro, Filippo Grandi (Alto commissario sulla emigrazione).

Insomma, il toto nominativi per il Quirinale sta prendendo forma rispetto al primo scrutinio, tenendo sempre presente che dal segreto delle urne può succedere di tutto (almeno nei primi tre scrutini) dove c’è la maggioranza qualificata (cioè i due terzi degli aventi diritto) solo nel prosieguo delle votazioni si cominceranno a delineare oltre che gli schieramenti anche le volontà dei partiti e con essi i nominativi sempre più reali degli eleggibili.

Rispetto alla prima giornata elettorale la candidatura di Casini rimane valida anche se perde qualche “colpo” rispetto alle intenzioni elettorali delle coalizioni politiche; Draghi che nel pieno di colloqui e consultazioni rimane il candidato credibile per eccellenza anche se si debbono “sfreddare” alcune “perplessità” riguardo al passaggio da palazzo Chigi al Quirinale da parte dei pentastellati (ed ex del gruppo misto) in quanto temono che con la caduta del governo Draghi lo spettro delle elezioni anticipate potrebbero diventare un fattore reale della politica nazionale con una buona percentuale di senatori e deputati del M5S ed ex che non troverebbero consenso elettorale e che quindi non siederebbero sugli scranni parlamentari (bisogna, in politica, tener presente di queste “miserie umane”).

Quindi  tutti al lavoro per trovare un nome credibile ma che non “sconquassi” gli equilibri esistenti…

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