IL BATTAGLIONE AZOV

Il Battaglione “Azov” è un gruppo organico all’esercito ucraino ed è stanziato soprattutto nella regione di Mariupol. Deve il nome alle coste del Mar d’Azov adiacenti al proprio quartier generale; hanno come emblema l’antico simbolo runico della Wolfsangel, utilizzato in passato anche dalle SS ed il fondatore è il quarantaduenne Andriy Biletsky (ideologo del Battaglione Azov) è laureato in storia all’università di Kharkiv, figura di spicco nei circoli di estrema destra ucraini.

Nato nel 2014 come milizia volontaria paramilitare, è composto da membri aventi in comune i tratti delle ideologie nazionaliste ucraine, considerato un gruppo di estrema destra, vicino anche a posizioni neonaziste e suprematiste bianche. Composto per la maggior parte da volontari, provenienti da partiti e movimenti politici legati all’estrema destra ucraina e integrati da volontari d’ispirazione nazifascista e neonazista provenienti anche da diversi paesi europei tra cui Italia, Francia, Spagna e Svezia.

Durante il conflitto in Donbass del 2014 si sono macchiati di stupri, torture e altri crimini di guerra, anche ai danni della popolazione civile, difatti negli anni successivi si attira critiche internazionali legate ad accuse di tortura e omicidi di massa durante e dopo le fasi più calde degli scontri.

Il contesto in cui prende piede il Battaglione Azov è quello delle proteste in Ucraina scoppiate nel novembre 2013 contro il presidente Viktor Yanukovich reo di aver ritirato la propria firma da un accordo di partenariato con l’Unione Europea scegliendo di avvicinarsi alla Russia, di conseguenza le successive proteste di “EuroMaidan”, in quanto concentrate nella piazza e aventi come richiesta principale l’adesione dell’Ucraina all’orbita occidentale ed europea. Le proteste di Piazza Indipendenza sono manifestazioni che degenerano in proteste anche violente e dove fanno la loro comparsa le frange più estremiste di destra.

Quando il parlamento destituisce dalle sue funzioni Yanukovich (il 22 febbraio 2014), ponendo fine al governo filorusso, il parlamento approva anche un’amnistia per i prigionieri incarcerati per motivi politici; vengono liberati diversi esponenti di Patrioti dell’Ucraina, del partito dell’Assemblea Nazional-Socialista (Sna) (formazione di ispirazione nazionalista e neonazista) e  tra i detenuti liberati figura Andriy Biletsky (in carcere dal 2011 con l’accusa di terrorismo per i suoi legami con Ucraina Patria Nostra e l’Sna), scarcerato, Biletsky aderisce a Pravij Sektor, nuova formazione paramilitare di estrema destra fondata durante i moti di Piazza Maidan.

Dal 2014 con la nascita delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk esponenti di Pravij Sektor nell’est dell’Ucraina decidono di fondare un battaglione di volontari combattenti contro i separatisti filorussi; nella cittadina di Urzuf, lungo le sponde del Mar d’Azov tra Berdyansk e Mariupol, Biletsky fonda il Battaglione Azov nel quale confluiscono i membri di Pravij Sektor, di Patrioti dell’Ucraina, dell’Sna, nonché altri militanti e ultras della Dinamo Kiev.

Nel 2014 dal loro quartier generale di Mariupol riescono a organizzare attacchi e contrattacchi nei confronti dei separatisti di Donetsk. Mariupol nell’estate del 2014 grazie all’apporto dei combattenti dell’Azov, l’esercito di Kiev, riesce per una seconda volta a respingere i separatisti del Donbass.

Per questo motivo l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko, oltre a lodare le azioni di Andriy Biletsky e degli uomini del Battaglione, decide di includere l’intera forza paramilitare all’interno dell’esercito ucraino. Nel gennaio 2015 il battaglione viene promosso nel rango del Reggimento Operazioni Speciali, i suoi membri risultano stipendiati regolarmente come tutti i soldati ucraini e sono quindi sottoposti alla legislazione civile e militare ucraina.

Mariupol, pur se tecnicamente caduta e con le forze ucraine impossibilitate a difenderla è stata contesa dai membri del Battaglione Azov. Decimati dopo la sconfitta arrivata nella vicina cittadina di Volnovakha (12 marzo 2022), il comandante del Battaglione, Denis Prokopenko, rifiuta qualsiasi resa di Mariupol in mano russa.

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