IL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO… e le ripercussioni internazionali

La storia

La prima grande crisi diplomatica tra Russia e Ucraina parte da lontano nel tempo e precisamente nel 2003, quando la Russia ha iniziato inaspettatamente a costruire una diga nello stretto di Kerch vicino all’isola di Tuzla in Ucraina. Kiev ha visto questo come un tentativo della Russia di ridisegnare i confini nazionali e il conflitto è stato risolto solo dopo un incontro tra i due presidenti.

 La costruzione della diga venne interrotta, ma le tensioni sono aumentate durante le elezioni presidenziali del 2004 in Ucraina, con Mosca che ha appoggiato il candidato filorusso, Viktor Yanukovich; a seguito della “rivoluzione arancione” gli fu impedito di assumere la carica; l’elezione fu dichiarata nulla in quanto fraudolenta e il candidato filooccidentale, Viktor Yushchenko, è diventato presidente. La Russia ha risposto interrompendo le spedizioni di gas all’Ucraina in due occasioni, nel 2006 e nel 2009 e ha anche interrotto le spedizioni nell’Ue. La Russia ha annesso la Crimea nel 2014 rivendicando un diritto storico su di essa. come parte dell’ex Unione Sovietica e sede di una cospicua fetta di popolazione russofona.

 Le richieste della Russia e le risposte degli Usa

Mosca lamenta la mancata applicazione degli accordi di Minsk*.

 Da Mosca il presidente della Duma – la Camera bassa del Parlamento russo – ha annunciato consultazioni con i leader dei partiti sul riconoscimento delle autoproclamate repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, nell’Est dell’Ucraina. Ciò significherebbe il ritiro delle unità combattenti dalla Polonia e dalle repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania e nessun missile schierato in paesi come Polonia e Romania. Una richiesta inaccettabile per l’Europa e gli Stati Uniti. la Russia ha ammassato 100mila soldati al confine ucraino e ha tenuto manovre militari congiunte con la Bielorussia annunciando esercitazioni con Cina e Iran nel Mediterraneo, nell’Atlantico e nei mari del Nord.

 La disputa sull’Ucraina e le possibili azioni di Usa e Ue

La Norvegia intanto sta organizzando la più grande esercitazione Nato dell’anno, “Cold Response”, con 35 mila militari (marzo-aprile). La Svezia ha distaccato alcune centinaia di soldati e supercaccia bisonici multiruolo Saab JAS 39 Gripen sull’isola di Gotland, obiettivo strategico e punto chiave del Baltico.Tutto ciò fa ben comprendere che le ripercussioni di un conflitto si estenderebbero nei paesi dell’Unione Europea. Comunque sia gli Stati Uniti che la Nato hanno chiarito che non hanno in programma di inviare truppe da combattimento in Ucraina, pur essendo impegnati ad aiutare l’Ucraina a difendere il suo “territorio sovrano”. Per l’occidente in termini di vite umane, il costo di andare in Ucraina sarebbe pesante, reale e consequenziale, sostiene Biden, ricordando di aver già spedito agli ucraini attrezzature sofisticate e difensive per un valore di oltre 600 milioni di dollari.

 Le ragioni della Russia

La questione è che la Russia si considera vulnerabile, in particolare da ovest, dove storicamente hanno avuto origine le minacce più pericolose. Bielorussia e Ucraina sono un po’ gli incubi sovietici. Il confine ucraino è a poche centinaia di miglia da Mosca ed è quindi una grave minaccia se dovesse cadere nelle mani dei nemici. L’unico valore immaginabile che la Bielorussia e l’Ucraina hanno per gli americani è mettere la Russia in una posizione di debolezza in quanto facilmente vulnerabile a seguito di un’invasione a titolo definitivo. La Russia per questo sta cercando di chiudere presto la partita. In Bielorussia l’ha già fatto quando il presidente Alexander Lukashenko ha vinto un’elezione dubbia e pesantemente criticata. I russi sono intervenuti per salvare Lukashenko e ora hanno il controllo effettivo della Bielorussia. Se lo scopo della Russia è occupare l’Ucraina non basta sconfiggere l’esercito ucraino, ma potrebbe essere necessario occupare fisicamente le aree chiave del Paese.

 Strategia

il governo ucraino ha rilasciato la sua opinione su come sarebbe stata eseguita un’invasione russa. Si compone di tre spinte destinate a isolare e occupare Kiev: a nord dalla penisola di Crimea, a sud dalla Bielorussia e a ovest da Volgograd. Basti pensare alla Crimea, invasa nel 2014, a dimostrazione di quanto la Russia ci tenga a questa presa di posizione nei confronti dell’Ucraina. Di conseguenza i paesi vicini si sentono minacciati e cercano di accelerare l’avvicinamento alla Nato e/o all’Unione Europea, anche quando non ne condividono in pieno i valori e le regole. C’è quindi la questione o meglio l’esasperazione del ruolo della Nato versione “politica” che estende le partnership a decine di stati e ad altri continenti. Un allargamento che mira a un preciso disegno espansionistico, piuttosto che di sicurezza per contrastare eventuali futuri minacce difatti l’Ucraina non ha molto da condividere con l’area euroatlantica, ma è sicuramente una linea di confine tracciata da Mosca. Militarmente i russi vantano una schiacciante superiorità sull’Ucraina, ma pagheranno un prezzo alto: subito, nel breve, nel medio e nel lungo periodo. 

 Sanzioni e ripercussioni

Stati Uniti ed Europa lavorano a un pacchetto di dure sanzioni se il Cremlino decidesse di muovere militarmente, che comprenderebbero il gasdotto Nord Stream 2, e valutano di potenziare l’assistenza militare all’ex repubblica sovietica, rifiutando – come chiede Mosca – di escludere una sua possibile, futura adesione alla Nato. Il colpo economico più pesante per Mosca sarebbe quello di disconnettere il sistema bancario russo dal sistema di pagamento internazionale Swift.  Un’altra opzione è impedire l’apertura del gasdotto russo Nord Stream 2 in Germania, la cui approvazione è attualmente in corso di valutazione da parte dell’autorità di regolamentazione dell’energia tedesca.  Potrebbero anche esserci misure contro il fondo sovrano russo Rdfi o restrizioni alle banche che convertono i rubli in valuta estera. Washington ha affermato di essere impegnata a “lavorare a stretto contatto” con i suoi alleati, ma ci sono divisioni tra Stati Uniti ed Europa.

 La diplomazia all’opera

La diplomazia è impegnata su più direttive nel dialogo con Mosca: oltre al percorso bilaterale Russia-Usa sulla stabilità strategica, sono aperti quelli in ambito Osce e Ue e poi quello con la Nato. Nella bozza di accordo presentata dai russi, si chiede di fatto il ritiro della Nato dall’Europa dell’Est e l’impegno a non accettare ulteriori adesioni di Paesi dell’ex blocco sovietico, in primis l’Ucraina. La Russia vorrebbe che la Nato tornasse ai suoi confini precedenti al 1997.

* Il Protocollo di Minsk era un accordo per porre fine alla guerra dell’Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014 dai rappresentanti di UcrainaRussiaRepubblica Popolare di Doneck (DNR), e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). È stato firmato dopo estesi colloqui a Minsk, la capitale della Bielorussia, sotto l’egida della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Succeduto a diversi tentativi precedenti di cessare i combattimenti nella regione di Donbass (Ucraina orientale), prevedeva un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l’impegno, da parte dell’Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante abbia portato ad un’iniziale diminuzione delle ostilità, l’accordo non è stat

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