I Savoia rivogliono il tesoro che, dal 1946 custodito in uno scrigno all’interno di un caveau della Banca d’Italia: di cosa si tratta e quanto vale
Richiesta avanzata già il 29 novembre del 2021 dall’avvocato Orlandi tramite raccomandata. Pronta replica, il 30 novembre, degli gli avvocati Marco Di Pietropaolo e Olina Capolino, per conto della Banca d’Italia che hanno bocciato la richiesta replicando in questo modo: “La restituzione non può essere accolta, tenuto conto delle responsabilità del depositario”.
Nella giornata di martedì 25 gennaio 2022 è stato convocato dal mediatore Giovanni De Luca e organizzato su istanza del principe Vittorio Emanuele di Savoia e delle principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi dell’ultimo re d’Italia Umberto II.
Nell’eventualità in cui non si dovesse arrivare a un accordo è probabile, i Savoia potrebbero citare in giudizio lo Stato allo scopo di riavere indietro i gioielli.
Il tesoro custodito in uno scrigno in un caveau della Banca d’Italia è composto da 6.732 brillanti e 2 mila perle, di varie misure, montati su collier, orecchini, diademi e spille. Il valore dei gioielli custoditi dalla Banca d’Italia, qualcuno li stima attorno ai 300 milioni di euro, mentre Gianni Bulgari, che li visionò negli anni sessanta, ha ridotto la stima a qualche milione di euro.
La proprietà di questo tesoro è una questione attualmente ancora aperta. I gioielli, infatti, non sono mai stati confiscati, a differenza di quanto fatto e formalizzato con il resto del patrimonio dell’ex casa regnante avocato dallo Stato dopo la nascita della Repubblica italiana.
Proprio la mancata confisca sarebbe, secondo l’avvocato Sergio Orlandi, aprirebbe la porta alla possibilità di una rivendicazione da parte dei Savoia.