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Ulteriore escalation militare nella Striscia di Gaza… fermenti di guerra

Il gabinetto politico-di sicurezza israeliano ha approvato l’escalation dell’Idf, richiamando diverse brigate di riservisti e mobilitando l’Ottava divisione di fanteria, nonostante le proteste interne e internazionali in quanto ha lo stesso gabinetto approvato un piano per l’espansione dell’offensiva militare nella Striscia di Gaza, che prevede lo sfollamento della maggior parte degli abitanti e la conquista di territori.

Le Nuove Operazioni Militari incorso a Gaza prevedono l’acquisizione di territori che l’Idf rastrellerà, restandoci con una operazione definita “Piano Piccola Gaza”. Questo progetto verrà effettuato evacuando la popolazione palestinese dal nord e dal centro dove saranno costruiti complessi umanitari ( si dice tra le rotte Morag e Filadelfia) con il cibo che verrà distribuito da aziende private e altre organizzazioni.

Intanto sono riprese le manifestazioni contro il governo israeliano… infatti durante la protesta a Tel Aviv parenti degli ostaggi hanno accusato il governo di Benyamin Netanyahu di condurre il Paese verso un’ulteriore escalation militare che metterebbe a rischio la vita degli ostaggi a Gaza.

Nonostante le proteste e l’indignazione internazionale verso Israele lo stesso ha lanciato nuovi attacchi a Gaza e in Siria. L’Idf ha intercettato un missile lanciato dallo Yemen. In concomitanza gli Stati Uniti hanno avviato un’operazione aerea degli Houthi (denominata “Rough Rider”) per contrastare gli attacchi dei ribelli alleati di Teheran contro le navi di Israele e occidentali nel Mar Rosso e contro Israele stesso.

A seguito dei raid americani il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha condannato gli attacchi statunitensi contro gli Houthi, definendoli una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Yemen, nonché della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.

Comunque vi sia un “tortuoso” percorso nell’ambito del territorio mediorientale la diplomazia fa il suo decorso difatti una delegazione israeliana e una di Hamas si sono recate al Cairo per negoziati su un possibile cessate il fuoco. Mahmoud Abbas, presidente palestinese, ha chiesto a Hamas di rilasciare tutti gli ostaggi e di consegnare le armi all’Autorità palestinese onde evitare ulteriori “rappresaglie” da parte delle forze militari israeliane.