Subito dopo aver riferito al Parlamento Italiano sulla crisi Iran-Israele la Presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni si è recata al vertice della NATO all’Aia dove è iniziato ufficialmente il 24 giugno 2025, con il programma che ha incluso una sessione sull’industria della difesa e una cena ufficiale dei leader presso il Palazzo Reale, organizzata dai reali dei Paesi Bassi.
Tra i vari incontri bilaterali si è registrato un lungo colloquio tra la premier italiana Giorgia Meloni e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha toccato diversi temi internazionali, tra cui i recenti sviluppi nel Medio Oriente con Trump ha espresso ottimismo riguardo al raggiungimento dell’accordo per portare le spese militari dei Paesi membri al 5% del PIL, un obiettivo che ha definito “una vittoria” per gli Stati Uniti.
La presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato uno dei motivi di questo incontro NATO. Difatti Zelensky ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron, discutendo di ulteriori forniture di aerei Mirage e di investimenti in droni intercettori per la difesa aerea dell’Ucraina.
Il premier svedese Ulf Kristersson ha espresso preoccupazione per la posizione della Spagna, che non sembra allineata con il resto degli alleati europei riguardo all’aumento delle spese militari al 5% del PIL, definendo questa divergenza “molto ingiusta”.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sottolineato che gli investimenti nella NATO non sono fatti per “fare un favore” agli Stati Uniti, ma rappresentano una necessità strategica per la sicurezza collettiva.
Un aspetto critico del vertice è stato il tema della difesa europea, con la premier Meloni che ha ribadito la posizione italiana: “Una difesa europea parallela alla NATO sarebbe un errore”, affermando la necessità di una maggiore collaborazione europea all’interno dell’Alleanza Atlantica.
La manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle e da altri partiti della sinistra europea, che hanno protestato contro il piano di riarmo, definendolo “follia” e sostenendo che ogni euro investito in difesa è un euro sottratto a sanità, diritti e lotta ai cambiamenti climatici.