Nel cuore della Chiesa Cattolica, ogni passaggio di testimone tra pontefici è avvolto da una solennità millenaria, ma anche da una necessità pratica e istituzionale: garantire continuità alla guida spirituale di oltre un miliardo e duecento milioni di fedeli sparsi nel mondo. La frase “Morto un Papa se ne fa un altro”, per quanto cruda, descrive con asciutta efficacia questa esigenza: la macchina della Chiesa non può permettersi stalli. Il Conclave, dunque, non è solo un momento liturgico e spirituale: è un atto di governo, necessario alla sopravvivenza e alla legittimazione dell’intera istituzione ecclesiale.
Un Conclave “atipico”?
A fronte del possibile avvicinarsi di un nuovo Conclave, si sollevano oggi interrogativi complessi legati alla figura di Papa Francesco e alla sua elezione, seguita alle dimissioni storiche di Benedetto XVI nel 2013. È proprio quell’evento eccezionale, senza precedenti moderni, a sollevare ombre tra alcuni ambienti ecclesiali e della stampa, che parlano di un “vuoto di potere spirituale” mai del tutto chiarito.
Secondo queste teorie, Benedetto XVI avrebbe sì abdicato al “potere temporale”, ma mai formalmente rinunciato al “Munus Petrinum” – il dono spirituale del papato – mantenendo in sé il ruolo di “papa emerito” in una forma nuova, mai chiaramente codificata dal diritto canonico. In tale visione, l’elezione di Papa Francesco sarebbe dunque avvenuta in un contesto giuridicamente ambiguo, con la conseguenza che molti cardinali da lui nominati sarebbero, secondo questa narrazione, “illegittimi”.
Cosa dice il diritto canonico?
È importante però ricordare che il Codice di Diritto Canonico, insieme alla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II (1996), disciplina in modo preciso l’elezione del Papa. Benedetto XVI, nel 2013, ha presentato una dichiarazione di rinuncia valida, pronunciata liberamente e consapevolmente, come richiesto dal canone 332 §2 del Codice. Il Conclave che ha eletto Jorge Mario Bergoglio è stato dunque considerato valido da tutto il Collegio cardinalizio e ratificato ufficialmente senza contestazioni da parte delle autorità vaticane.
Quanto al “Munus”, la distinzione tra “munus” e “ministerium” (ufficio e funzione) è stata oggetto di dibattito tra canonisti, ma nella prassi ufficiale della Chiesa non è mai stata accettata una “bicefalia spirituale”. Benedetto XVI stesso, pur mantenendo l’abito bianco e il titolo di “papa emerito”, ha più volte ribadito la piena legittimità di Francesco come suo successore.
Il nodo della legittimità dei cardinali
Oggi la Chiesa Cattolica conta 136 cardinali elettori sotto gli 80 anni (numero variabile). Tra questi, 108 sono stati creati da Papa Francesco. Le teorie che definiscono questi cardinali “falsi” o “non canonici” si fondano sull’assunto che la sua elezione fosse invalida, un’ipotesi che, seppure suggestiva, non trova alcun riscontro nella normativa canonica vigente né nell’autorità della Chiesa.
Se si accettasse questa tesi, si metterebbe in discussione tutta l’attuale struttura ecclesiale, dalla gerarchia dei vescovi alle nomine curiali, fino ai sacramenti amministrati da vescovi ordinati sotto questo pontificato. Sarebbe una frattura irreparabile e teologicamente insostenibile per la Chiesa, che ha sempre garantito la successione apostolica come elemento fondante della sua legittimità.
Il peso delle profezie
Non manca poi chi richiama la famosa (e controversa) profezia di San Malachia, secondo cui Papa Francesco sarebbe l’ultimo papa della storia, il “Petrus Romanus” destinato a reggere la Chiesa in un tempo di grandi tribolazioni. Ma la Chiesa Cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente la validità di queste profezie, considerate spesso opera di falsari del XVII secolo e non strumenti di discernimento dottrinale.
L’attesa di un nuovo Conclave è sempre accompagnata da interrogativi, emozioni e – nel nostro tempo – anche da complottismi. Ma il diritto canonico, la tradizione apostolica e l’autorità della Chiesa restano le bussole per leggere questi eventi. La legittimità del prossimo Conclave non potrà essere stabilita da suggestioni mediatiche o visioni private, ma dalla continuità di una istituzione che ha attraversato secoli di crisi, scismi e riforme, conservando la propria identità.
Ai posteri l’ardua sentenza, certo. Ma anche ai fedeli la fiducia nella guida dello Spirito, che – secondo la fede cattolica – non abbandona mai la Chiesa, nemmeno nei momenti più oscuri.
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