Magneti Marelli… il gigante italiano, vanto del “Made in Italy” dichiara fallimento, è un duro colpo per l’industria italiana. Si è parlato spesso di FIAT e di Stellantis, soprattutto per la delocalizzazione di molte delle attività dei marchi italiani e per la perdita di identità di brand simbolo del made in Italy come appunto la casa torinese FIAT, Maserati, Alfa Romeo e Lancia.
Questo è l’attaccato di Carlo Calenda “Nel silenzio generale si spegne Magneti Marelli che una volta era un gioiello industriale italiano. Un altro risultato disastroso della gestione Elkann”.
Così anche un colosso come Marelli ha risentito delle difficoltà dell’automotive italiane ed europee … anni complicati per le aziende del settore, tra i costi della transizione elettrica e la grande concorrenza delle aziende cinesi, l’impatto dal punto di vista economico che hanno avuto eventi catastrofici come pandemia e conflitti.
Comunque John Elkann viene messo sotto accusa per la sua gestione delle attività di famiglia, ereditate dal nonno Gianni Agnelli. Disastro Elkann, il gigante italiano dichiara fallimento: una sconfitta per l’intero Paese.
Magneti Marelli ha infatti presentato istanza di fallimento presso il Tribunale del Delaware, e l’80% dei finanziatori della società ha dato l’assenso ad un accordo di ristrutturazione del debito che dovrebbe portare ad una nuova vendita dell’azienda, oggi proprietà del fondo KKR.
Il futuro, però, continua a preoccupare, soprattutto quello degli stabilimenti italiani.
I sindacati si sono già messi in moto per ottenere un incontro e un tavolo di confronto con al centro il futuro dei lavoratori.
Quello che emerge, però, dall’opinione pubblica è soprattutto l’amarezza per come sia stata gestita, sia dai passati governi italiano, che dalla allora FCA, poi i successivi proprietari, una delle aziende simbolo del made in Italy e un vanto per tutto l’automotive europeo che cade nella negligenza operativa di una imprenditoria “globalista” inefficiente ed incapace a discapito di un marchio storico ma soprattutto da parte di una classe politica che nel passato ha dato via libera ad operazioni di “appropriazione indebita” dei marchi made in Italy da parte di gruppi industriali stranieri.
Un impegno che il Governo Meloni deve cominciare a tenerne conto ma soprattutto cercare di riprendere in mano proprio quel senso del “Made in Italy” che tanta forza e prestigio ha dato al marchio Italia e che ha bisogno di una nuova presa di “riapproprio” di sé stessi.