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La Francia si trova di nuovo senza governo dopo le dimissioni del ministro dell’Interno Gabriel Lecornu, accettate dal presidente Emmanuel Macron, che si trova ora di fronte alla scelta tra nominare un nuovo primo ministro o sciogliere l’Assemblea Nazionale per nuove elezioni 

Questa crisi si inserisce in un contesto di instabilità politica prolungata, con il governo guidato da François Bayrou caduto a settembre 2025 dopo un voto di sfiducia in cui 364 deputati si sono espressi contro il piano di bilancio per il 2026, mentre solo 194 hanno votato a favore.

Il governo di François Bayrou è crollato a seguito di un voto di sfiducia nell’Assemblea Nazionale, con 364 voti contrari e 194 favorevoli. 

Il piano di bilancio presentato dal premier, che prevedeva tagli per circa 44 miliardi di euro, tra cui la soppressione di due festività nazionali, è stato respinto da entrambe le ali dell’opposizione, sia di sinistra che di estrema destra. 

Il debito pubblico francese si aggira intorno al 114% del PIL, con il deficit che ha sforato il 6% del PIL, creando una pressione significativa per il risanamento.

La caduta del governo Bayrou rappresenta la quarta crisi di governo in diciotto mesi e la terza volta nella storia della Quinta Repubblica in cui un primo ministro viene sfiduciato dal Parlamento. 

Questa instabilità è il risultato di una mancanza di maggioranza solida in Assemblea Nazionale, divisioni interne al partito conservatore Les Républicains e una profonda polarizzazione politica. 

Il presidente Macron è stato criticato per la gestione del post-elezioni europee del giugno 2024, che hanno segnato la disfatta del suo partito Renaissance e l’affermazione del Rassemblement National guidato da Marine Le Pen.

Come di recente, il ministro dell’Interno Gabriel Lecornu ha presentato le sue dimissioni, che Macron ha accettato, lasciando la Francia senza un governo

Il presidente si trova ora di fronte a tre opzioni: nominare un nuovo primo ministro, sciogliere l’Assemblea Nazionale e indire nuove elezioni, o dimettersi. 

La crisi economica si aggrava, con il debito pubblico che potrebbe raggiungere il 125,3% del PIL entro il 2029 senza un cambiamento di politica economica. 

La situazione ha generato preoccupazione per la stabilità finanziaria e per la fiducia nel sistema politico.