Confronto.eu – L’informazione libera

Israele dice si al piano americano di rilascio dei prigionieri e la tregua nella Striscia di Gaza… Hamas “Ignorate le nostre richieste”

Non c’è pace in Medio oriente e sulla proposta americana sul rilascio degli ostaggi e la tregua nella striscia di Gaza c’è il sicuro assenso di Israele mentre Hamas giudica non confacente alle “proprie richieste” la proposta americana.

L’inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff e il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto alle famiglie degli ostaggi di aver accettato la proposta ed avevano aggiunto di non credere il movimento islamista fosse pronto a liberare i rapiti.

Naturalmente dichiarazioni che hanno fatto scattare attesa, tensione, strazio e suppliche di parte delle famiglie dei rapiti per la firma dell’accordo che non corrisponde al “no” di (poche) famiglie che invece (assieme ai falchi del governo) sono convinte che Hamas sia in difficoltà e che questo non sia il momento di trattare ma di costringerli alla resa incondizionata.

La bozza di accordo che circola fra le fonti israeliane è di sessanta (60) giorni di tregua… il primo giorno rilascio di 5 ostaggi vivi e 9 morti; il settimo giorno stesso schema: 5 vivi e 9 morti. In cambio dei 10 ostaggi vivi Israele rilascia 125 detenuti ergastolani e 1.111 palestinesi arrestati dopo il 7 ottobre. In cambio dei 18 morti restituisce 180 corpi di palestinesi. Al decimo giorno Hamas trasmette un rapporto medico dettagliato e completo sulla salute degli ostaggi vivi ancora nelle sue mani. Dopodiché Usa, Egitto e Qatar saranno garanti del cessate il fuoco.

I passaggi più controversi per i termini del cessate il fuoco si possono riassumere che se il cessate il fuoco, saranno rilasciati tutti gli ostaggi (vivi e morti) scoppierà la pace. Ma se non si arriverà all’accordo finale sul fine guerra, però, Israele potrà riprendere i combattimenti con Hamas che ha sempre insistito su negoziati che prevedano la fine di ogni offensiva, anche se dopo i sessanta (60) giorni non ci fosse ancora l’accordo. Era stato proprio su questo a far crollare il precedente accordo: Israele si era rifiutato di proseguire con i negoziati sulla fine della guerra.