La UE, su suggerimento di Italia e Spagna, ha cambiato nome (da “piano riarmo europeo” a “prontezza 2030”) a quelle che venivano definite proposizioni bellicose da parte dei partner europei riguardo ad un eventuale “riarmo” della Unione. Ciò dava credito ad intendimenti al di là della normale cognizione di intenti quale risposta ad un conflitto (quale quello Ucraino) che giorno dopo giorno diventa sempre più “complicato” e dove meno ci si “compromette” meglio è per tutti.
Nelle prossime riunioni (il 2-3 aprile prossimo) a Bruxelles ci sarà la “Riunione informale dei ministri della difesa” e dove si discuteranno dei problemi inerenti ad un riarmo della UE e con essa un rilancio della Nato… si parlerà di riconversione industriale riguardo aziende che cambieranno il loro status operativo da civile a quello militare.
Si parla con una certa insistenza che l’Italia-Francia e Germania rispettivamente con Stellantis e Volkswagen saranno in prima linea rispetto a questa riconversione industriale di due aziende che passeranno da “automotive” ad una produzione militare.
Questo passaggio diventa necessario per queste due “case automobilistiche” in quanto la crisi dell’auto, oramai soggette ad un collasso sistemico, costringe le due aziende a ripiegare su altro tipo di produzione quindi al posto delle auto produrranno carri armati… naturalmente il tutto correlato da sgravi fiscali ed incentivi del caso.
Il problema rimane per il futuro… in quanto queste due aziende saranno in qualche modo “statalizzate” facendo venir meno al concetto di “libero mercato” così come da sempre propugnato dalla Unione Europea.