Giovanni Brusca è il capomafia che azionò il telecomando che innescò l’esplosione il 23 maggio del 1992 a Capaci in cui morirono Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo oltre agli agenti della scorta, a fine maggio sono terminati i 4 anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza, ultimo debito con la giustizia del boss di San Giuseppe Jato che si è macchiato di decine di omicidi, dal 1° giugno 2025 è libero.
Il boss mafioso, poi pentito, collaboratore di giustizia, è stato coinvolto in decine di omicidi. Vivrà lontano dalla Sicilia, sotto falsa identità e nel programma di protezione.
Giovanni Brusca è tornato libero proprio in virtù della legge voluta da Falcone riguardo i pentiti “… ed è proprio grazie ai segreti confessati da Brusca che sono finiti in carcere centinaia di mafiosi”, ha detto Pietro Grosso, già procuratore nazionale antimafia
Una liberazione che ha suscitato forti reazioni di dolore, rabbia e critiche da parte dei familiari delle vittime, quale Tina Montinaro, vedova del capo scorta di Giovanni Falcone, che ha espresso amarezza e rabbia per la liberazione di Brusca, sottolineando che non si sente rispettata come familiare di una vittima.
Brusca continuerà a vivere lontano dalla Sicilia, sotto falsa identità e nel programma di protezione, rimanendo sottoposto a sorveglianza speciale.
C’è poco da dire: la legge è questa”, Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Falcone, ha accolto senza commentarla… la notizia della scarcerazione definitiva di Giovanni Brusca. “È una vicenda che sta nell’ordine delle cose. Ha scontato la pena, ha usufruito del trattamento previsto dalla legge per i collaboratori. Dico solo che, anche da uomo libero, resta un criminale”.