Bisogna per forza esprimere la propria opinione nei confronti di un avversario politico riempiendo il linguaggio di dissenso con frasi che oltrepassano il miglior senso di educazione, se non addirittura di minacce fisiche, nei confronti di una figura istituzionale come il Capo del Governo?
Quale messaggio inviamo alla popolazione italica (soprattutto giovanile), se un qualsiasi deputato o leader di partito esprime nei confronti della massima carica dello stato italiano espresso dai cittadini mediante “libere elezioni”?
Ancora… è possibile moderare i toni soprattutto nei confronti di una persona (donna) che esprime una propria opinione al di là del suo incarico istituzionale?
Su una emittente televisiva nazionale, un leader politico dell’opposizione ha pronunciato una frase senza alcun dubbio forte nei contenuti e drammatico nelle risultanze e cioè: “Io, che sono non violento, di fronte a questa trasgressione avrei lanciato un oggetto contundente verso la Presidente del Consiglio prendendola o non prendendola, questo va da sé, e facendomi espellere”.
Da rimanere allibiti sicuramente…tutto questo anche al poco rispetto che un ex Capo di Governo ha avuto nei confronti di una giornalista, non propriamente in linea con le sue idee, tirandogli addirittura una ciocca di capelli …
Allora ci si domanda… cosa significa (per i ben pensanti… soprattutto se a subire questi improperi o atteggiamenti poco consoni nei “confronti specifici” di donne…) la parola “patriarcato” se queste prese di posizione sono attuate da uomini? O il termine “patriarcato” è una nobile parola solo quando viene pronunciata in certi ambienti “radical chic” di chiara collocazione politica?
Purtroppo siamo giunti (come si suole dire) alla frutta… cioè alla fine di un percorso di educazione a senso unico dove tra i buoni ed i cattivi c’è un solco da attraversare solo quando chi lo supera ha una patente morale (autoreferenziale) per poterlo fare. Tutto questo a discapito del “buon senso” ed alla mancanza di “rispetto altrui”, virtù relegata a chi giornalmente vive del proprio lavoro senza doversi scomodare a “difendere” il proprio posto a sedere (“cadrega”… se vogliamo dirla in milanese) così come avviene da parte di chi si sente padrone di dover difendere le proprie idee non rispettando le idee altrui in quanto la sua è “intoccabile” mentre l’altrui idea è soggetta a censure e discriminazioni.