Il testo dell’ultima parte della profezia di San Malachia, attribuito al 112º papa, recita:
“In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus: quibus transactis civitas septicollis diruetur, & Iudex tremendus iudicabit populum suum. Finis.”
Traduzione:
“Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il Romano, che pascerà il gregge tra molte tribolazioni. Passate queste, la città dei sette colli sarà distrutta e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo. Fine.”
Secondo una leggenda nata nel XII secolo.
San Malachia è un vescovo irlandese che avrebbe avuto una visione mistica mentre si trovava a Roma dove avrebbe “redatto” una lista di 112 motti in latino, ciascuno legato ai futuri pontefici della Chiesa cattolica, dal 1143 fino… alla fine del mondo.
Petrus Romanus, sarà l’ultimo papa che, secondo il testo (scritto), guiderà la Chiesa durante “l’ultima persecuzione” prima della distruzione di Roma e del Giudizio Universale.
Il nome di Petrus Romanus (… o Pietro il Romano), descrive il papa che guiderà il gregge (la chiesa cattolica) tra grandi tribolazioni, fino al crollo della “città dai sette colli” (ovvero Roma) e al giudizio finale ed a differenza degli altri 111 motti, brevi e spesso “sibillini”, è l’unico nome esplicito della lista, l’unico descritto in termini drammatici e in un paragrafo apocalittico quale figura profetica, quasi biblica, altri lo collegano all’Anticristo o a un pontefice che vedrà il crollo della Chiesa così come la conosciamo.
Dei “motti” che San Malachia ha enunciato il penultimo è “Gloria olivae” (spesso associato a Papa Benedetto XVI, per via del simbolismo dell’ulivo legato all’ordine benedettino) mentre per Francesco, (ricordiamolo…) salito al soglio pontificio nel 2013 dopo le storiche dimissioni di papa Benedetto, non ha un motto sintetico a lui attribuito. A lui spetta proprio la lunga e cupa descrizione finale legata a Petrus Romanus.
Un’altra teoria vuole che Papa Francesco sarebbe solo il 111º papa e che il vero Petrus Romanus deve ancora essere eletto in conclave in quanto le dimissioni di Benedetto XVI avrebbero spezzato la naturale sequenza dei pontificati, facendo di Francesco il dilazionato “Gloria olivae” con il prossimo papa che sarebbe quello finale (il 112° della serie).
Molti storici considerano la profezia un falso in quanto… redatto nel 1595 per influenzare le elezioni papali di quel tempo vede comunque i primi 70 motti che sembrano incredibilmente appropriati, mentre gli ultimi sono più generici nella forma e nei contenuti e quindi e facilmente “comprensibili…” (e quindi “attribuibili…”).
Altri attribuiscono alle profezie (proferite in “motti”) come un classico esempio di “profezia ex post”, quel tipo di profezia retroattiva che si compone dopo che gli eventi sono già avvenuti e che continuano ad affascinare, per la loro misteriosa coerenza narrativa, le parole di cui gli stessi motti si compongono. Teoria, questa, che viene a galla tutte le volte che la Chiesa entra in un periodo di incertezza.
Con la morte di papa Francesco il Conclave dovrà eleggere un nuovo pontefice e sarà proprio allora che si delineeranno i presupposti di una eventuale profezia legata ai motti (o al “motto”) di San Malachia.
Ed è proprio su questi fondamenti che si avvaloreranno le tesi dei tanti credenti (o detrattori) delle profezie di San Malachia con un papa che di certo si troverà a fronteggiare i tanti scandali interni alla Chiesa. guerre, controversie economiche, sociali, religiose… pandemie ed altre… in una società universale sempre più distante dalla fede…
Allora ci si chiede se Petrus Romanus dovrà affrontare tutte queste prove con il coraggio intrepido del “successore di Cristo sulla Terra”? Quindi (ci si chiede…), rispetto a quanto prospettato da San Malachia, il prossimo papa sarà l’ultimo?