Confronto.eu – L’informazione libera

Chi sono i “Maranza” … tra moda, trap, violenza, tuta e collane, video e dispersione scolastica

Sono giovanissimi con gruppi composti principalmente da giovani di età compresa tra i 15 e i 22 anni, spesso di origine immigrata di seconda generazione, che commettono reati di tipo predatorio e violenze gratuite nei confronti di coetanei o sconosciuti che vivono nelle periferie delle grandi città del nord Italia (anche al centro Italia adesso si avverte una loro presenza).

Sono immigrati di seconda generazione che persi tra catene d’oro e musica trap, sono spesso protagonisti di furti e aggressioni… con un nome che si si frammezza tra «marocchino» e «zanza»… sinonimo di tamarro che prima si contraddistingueva come elementi di facevano parte di un protagonismo giovanile (con i disagi del caso…) mentre oggi rappresentano un marchio… spesso un problema sociale come “casi di cronaca” e oggetto di scontro politico.

Con l’atteggiamento che nega l’esistenza di valori o verità assolute di una generazione cresciuta nella crisi, nelle disuguaglianze con un fenomeno che nasce dal basso, dalle periferie e dall’immigrazione di seconda generazione, ma che punta in alto a cominciare dall’abbigliamento.

Con un abbigliamento comprendente catene d’oro, tuta in tessuto acetato non troppo larga (per non confondersi con l’abbigliamento da strada), piumino corto e nero senza maniche, scarpe Nike Tn e magliette da calcio, quelle del Milan, del Paris Saint-Germain e del Manchester United le più ambite con collane, cappellini, monopattini e musica trap, risse per strada e aggressioni in quanto per loro: “Maranza è uno stile, è il nostro modo di essere giovani”.

È sicuramente una generazione cresciuta nella crisi, nelle disuguaglianze che si dipingono di due categorie: i cosiddetti «beaufs», i bifolchi, il sottoproletariato bianco delle periferie abbandonato dalla politica, e i «barbares», gli afro-francesi ignorati anche da chi sostiene di difendere i loro diritti che si consolida attraverso gli accessori vistosi, i marchi esibiti cercando di far passare il concetto che non sono soltanto feccia… quindi sfoggiando cinture dei grandi marchi della moda… ci sono anche loro… assumendosi la responsabilità collettiva di una “rabbia sociale”.

Postano filmati che sembrano essere stati registrati soltanto per vantarsi in rete con una brutalità in diretta, sulle chat di WhatsApp, con reati, rapine che sembrano finalizzate a fare il video, come se quello fosse l’obiettivo principale… si riprendono con la droga in mano, con le pistole, con le banconote rubate ed anche mentre compiono rapine a mano armata.

Altro elemento è la dispersione scolastica, famiglie disgregate o inesistenti, TikTok come unico faro ma soprattutto, grazie ai paladini dei diritti difensori dei maranza, si sta diffondendo la moda di continue forzature dei posti di blocco delle forze dell’ordine.

I maranza sono responsabili della maggior parte degli atti di violenza e seminano il panico fuori dai locali… con lo schema che è sempre lo stesso: “Hey bro, c’hai una siga?” Poi la lite quando uno del gruppo scopre che con la vittima ha un conto in sospeso, il coltello che spunta, la fuga della banda con il telefono e il monopattino … poi la caccia alla banda, stando all’identikit, sono tutti giovani nordafricani.

Un fenomeno da contrastare in maniera efficace con alcune associazioni civiche stanno considerando iniziative come le “ronde” pacifiste armate di scudi e giubbotti anti-taglio per proteggere le potenziali vittime… iniziative che sollevano questioni etiche e legali riguardo all’uso della forza e alla sicurezza delle persone coinvolte ma che delineano in maniera “drammatica” quello che succede soprattutto nelle periferie dei maggiori centri urbani del Paese (nord Italia) e che abbisogna di regolamentazioni specifiche ed interventi efficaci per una rieducazione civile di un fenomeno in costante aumento che se non soffocato in tempo potrà diventare un fenomeno incontrollabile per il futuro delle città italiane coinvolte e per l’intero Paese.