Massimo Cacciari, uno dei pochi intellettuali che si riconosce da sempre nella sinistra, ma che non ha paura di criticare la propria parte politica, è senza dubbio una delle figure più controversie del panorama intellettuale e politico italiano. Con parole aspre nel contenuto, ma sempre puntuali nella forma, Cacciari offre una riflessione critica e lucida su una sinistra che, a suo avviso, ha smarrito il contatto con la realtà, riducendosi a un’accozzaglia di visioni superficiali e alleanze incoerenti.
In molte delle sue dichiarazioni pubbliche e private, Cacciari ha esaminato con durezza la deriva di un partito che sembra aver dimenticato il suo passato, quello di una sinistra che lottava per la giustizia sociale, l’equità e la difesa dei diritti dei più deboli. Oggi, la critica principale che rivolge al Partito Democratico (PD) è la perdita della “cognizione della realtà”. Una sinistra che si lascia travolgere da un “gauchismo di maniera” che non porta a nulla di concreto. In un mondo che avrebbe bisogno di risposte concrete ai problemi sociali, economici e politici, Cacciari osserva con disincanto come il PD si barcameni tra manifestazioni di piazza, rivendicazioni che appaiono più di facciata che di sostanza, e un’indecisione costante sui programmi politici.
Secondo Cacciari, il partito è oggi dominato da una classe dirigente priva di una visione chiara e da una segretaria, Elly Schlein, che sembra più impegnata in iniziative simboliche, come la difesa dei diritti LGBTQ+, che nell’elaborare proposte concrete per il rilancio della sinistra italiana. Per il filosofo, non basta apparire dalla parte giusta su temi sociali per risolvere i problemi più urgenti del paese. Quello che manca, oggi, è una proposta solida che affronti le sfide economiche, sociali e politiche che caratterizzano la realtà italiana.
In un’intervista recente a L’Unità, Cacciari ha ribadito questi concetti, mettendo in evidenza come la superficialità ideologica e la mancanza di un progetto chiaro stiano portando la sinistra a un punto di stallo. Invece di impegnarsi a trovare soluzioni efficaci, il PD sembra più preoccupato dell’apparenza, di presentarsi come un partito “moderno” e “inclusivo” piuttosto che uno in grado di affrontare seriamente i problemi del paese.
Il professor Cacciari si definisce quasi un “ultimo dei moicani” in un contesto politico che vede la sinistra accettare compromessi sempre più forti, pur di mantenere il potere. Si tratti di alleanze con forze che tradiscono la sua stessa identità storica, o di una continua ricerca di consenso senza una vera proposta politica, Cacciari teme che la sinistra stia perdendo il suo “significato”. In un’epoca in cui i partiti sembrano disposti a “fare i patti col diavolo” pur di riconquistare il potere, Cacciari osserva con preoccupazione una sinistra che ha dimenticato la sua missione originaria.
In definitiva, Cacciari non sembra ottimista sul futuro della sinistra, ma rimane una voce di dissenso, spesso isolata ma estremamente lucida, che continua a richiamare l’attenzione su una sinistra che ha bisogno di ritrovare la sua ragion d’essere. In un mondo politico sempre più centrato sull’immagine e sul consenso facile, Cacciari invita a riflettere sull’importanza di recuperare la profondità delle idee, la concretezza delle proposte e l’onestà intellettuale come fondamenti imprescindibili per un futuro politico credibile e giusto.